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Sono poche le persone che amano ricevere delle critiche, eppure, quando sono costruttive, sono proprio le critiche negative che ci aiutano a crescere e a migliorare noi stessi o i nostri prodotti e servizi. In quest’articolo affronto questo tema delicato spiegando prima la psicologia che c’è dietro la reazione negativa e poi in che modo possiamo utilizzare i feedback negativi per ottenere soluzioni migliori.

Eh sì, è proprio vero, ricevere una critica negativa e diretta ci fa male e molto spesso reagiamo anche in modo sgarbato, c’infastidisce, ci offende, la prendiamo sul personale, ma c’è di più.

SOMMARIO

Commenti negativi e cervello antico

La questione è più profonda e coinvolge il nostro cervello antico che reagisce con la stessa modalità attacco o fuga che avrebbe davanti ad una minaccia fisica. Per questo motivo avviene, nel corpo di chi subisce una critica, un cambiamento fisiologico determinato dal rilascio di sostanze ormonali nel flusso sanguigno che portano ad un’accelerazione del battito cardiaco e ad un cambio repentino delle emozioni.

Torna con la mente a quando hai ricevuto un commento negativo su uno qualunque dei social che segui di più, magari era perfino una cosa piuttosto sciocca, che so, avevi pubblicato una semplice ricetta di cucina oppure avevi scritto il tuo punto di vista su una cosa non particolarmente importante, e qualcuno ti ha apertamente criticato.

Come ti sei sentito? Come hai reagito?

Le cose peggiorano quando le critiche arrivano da qualcuno per te importante oppure sul lavoro. Qui entrano in gioco anche elementi come il senso d’insicurezza, di frustrazione e di vulnerabilità.

Perché mai il cervello dà così importanza alle critiche tanto da farci stare male al punto di reagire in modo inaspettato e spesso inopportuno? Il motivo è ancestrale, ha a che fare con la parte antica del cervello dedicata alla sopravvivenza e che lo tiene sempre all’erta nel cogliere segnali di disappunto, di disapprovazione da parte degli altri che fanno parte di quello che consideriamo il nostro gruppo di appartenenza.

Nei tempi antichi, attirare l’antipatia o il disappunto dei membri della propria tribù poteva significare, alla lunga, l’allontanamento dal gruppo e, di conseguenza, la morte. Ecco che quando qualcuno ci critica, soprattutto se lo fa apertamente e di fronte agli altri – cosa che ci brucia ancora di più – l’amigdala, la parte più antica del nostro cervello, si mette in allarme, vengono prodotte scariche ormonali, il cuore accelera, si produce perfino adrenalina se decidiamo di combattere l’offesa.

L’avvertimento dell’amigdala è chiaro, preciso e ci preoccupa maledettamente: “Le persone del tuo gruppo ti stanno respingendo, potresti restare da solo!”, quindi ci sentiamo in dovere di fare qualcosa per recuperare questa criticità e dimostrare che siamo all’altezza di far parte del gruppo, della famiglia, della comitiva o dell’azienda.

Commenti positivi e benessere

Dalla parte opposta ci sono i commenti e i feedback positivi. Riceverli produce in noi un ormone molto potente che crea unione, coesione e voglia di stare insieme: l’ossitocina.

È lo stesso ormone che viene prodotto quando una madre allatta il proprio figlio (per creare un legame emotivo con la prole), ma anche quando si fa l’amore (per creare un legame emotivo con il partner). Più in generale, quest’ormone aumenta i comportamenti pro-sociali come altruismo, generosità ed empatia e ci porta ad essere più propensi a fidarci degli altri.

Proprio per questo motivo, le persone tendono più a rilasciare commenti e feedback positivi che dire la verità o essere costruttivi. Quante volte hai detto a qualcuno che stava bene quando in realtà pensavi tutt’altro? La ragione ha sempre a che fare con una scelta di “sopravvivenza”: meglio farsi degli amici che dei nemici.

La verità fa male, ma la vogliamo

Probabilmente la bugia è una delle invenzioni più importanti per l’umanità poiché, per l’appunto, ci aiuta a sopravvivere. Mi ricordo che ai tempi dell’università, ero a Sociologia, m’imposi un esperimento sociale che consisteva, per una settimana, di dire sempre la verità.

Fu un disastro! In primo luogo non riuscii a farlo durare più di tre giorni, poi lo modificai in “o dico la verità o taccio” e infine, persi molti amici e mi feci un bel po’ di nemici.

Le persone dicono che vogliono la verità, ma in realtà non sono preparate ad ascoltarla! Tuttavia, se ci fermiamo un attimo a riflettere, sappiamo bene quanto un feedback critico e costruttivo è molto più importante di uno positivo dato per farci contenti e basta.

Nel 2014 la società di consulenze Zenger Folkman ha condotto un’indagine su più di mille persone scoprendo che il 75% degli intervistati preferisce un feedback negativo ma costruttivo a uno positivo ma che non lo aiuti a crescere e ad avere successo.

Ecco alcuni dati interessanti presi dallo studio:

Conclusione

Ricevere un commento o un feedback negativo rispetto alle proprie prestazioni lavorative è sì frustrante e sgradevole, ma se dato in modo adeguato, dopo lo stress iniziale, aiuta davvero chi lo riceve a migliorare il proprio lavoro e ad ottenere successo.

È quindi importante, sul luogo di lavoro, favorire un atteggiamento aperto alla critica costruttiva ed al confronto perché solo in questo modo tutti possono migliorare e crescere nelle loro prestazioni.


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